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Crisi e maltempo, commercio in ginocchio

Il braccio nella vasca dei pesci, due dita sotto le branchie di una carpa, Abdul la tira su, l’appoggia sul ripiano e prende il coltello. <Lo vedi questo? E’ uno dei pochi che sto vendendo stamattina. Un anno fa a quest’ora avevo cento clienti, ora se arrivo a quindici è già tanto>. Ha due banchi, uno pieno e l’altro spento alla pescheria del Mercato delle Erbe, che arranca verso il suo centesimo anno di vita. <Non attacco la corrente per risparmiare e il pesce che ho sta tutto da questa parte. Rispetto a prima ne compro la metà e non riesco neppure a smaltirlo>.

Dall’altro lato la signora Serena, vende pesce anche lei e sdrammatizza un po’. <Comprano poco – dice – forse anche il 40% in meno rispetto al 2008, ma sono il 23 e il 24 dicembre i giorni che possono fare la differenza. Poi si possono fare i conti>. Sono due giorni durante i quali i banconisti superstiti del Mercato delle Erbe hanno scelto di fare orario continuato, dall’alba alla sera. Vigilia e antivigilia possono valere gli incassi di un mese, dice qualcuno. <Ma il problema è che prima la gente comprava in quantità – spiega Abdul – Oggi invece viene, prende un pesce e se lo fa bastare>. Nulla di apocalittico però, perché al cenone o al pranzo di Natale nessuno ha voluto rinunciare. I frutti di mare, polpi e seppie, ma anche il branzino sono i più venduti al banco di Serena. <Ma i prezzi non possono diminuire – dice – Il pesce va all’asta e se c’è maltempo escono meno barche e quindi costa più. E’ la legge della domanda e dell’offerta>. Il maltempo sì, il peggior nemico dei consumi insieme alla crisi economica. E in questi giorni nessuno dei due ha dato tregua al commercio.
Così il fruttivendolo Aldo: <La gente va al supermercato anche se la roba costa di più e spesso è meno buona. Che possiamo farci?>. Aldo, di Agrigento, lavora col figlio ma siccome la clientela scarseggia, parlotta con banconisti vicini, mentre spezza a metà le verdure per farle entrare nella cassetta. <Poca gente? Non c’è nessuno – dice – Sono brutti tempi per noi dell’ortofrutta>. E meno male che per gli economisti l’alimentare è per sua natura anticiclico e con la crisi non dovrebbe entrarci nulla. Martina, banconista da tre generazioni, vende carne e la vede ancora più nera. <Qui sono cresciuta, mio nonno aveva il banco laggiù – dice – e poi anche mio padre. Sta andando proprio male per ora. Magari a Natale si respira un po’, la gente compra il coniglio, il cappone, cotechino e zampone. Ma passate le feste tornano le difficoltà più di prima>.

I prezzi non scendono e spesso devono salire proprio perché la domanda cala, e allora la logica del banco al mercato rischia di rompersi: le spese ci sono, gli incassi no e quindi qualcosa bisognerà pur fare. <Ti do un dato – dice Fabio, bar Ferri al Quadrilatero – I pescivendoli mi dicevano che rispetto all’anno scorso hanno un terzo in meno delle richieste>. Eppure non sembrerebbe così drammatica la situazione a vista d’occhio. Drapperie, Pescherie Vecchie, le vie sembrano popolose, ma la gente magari passeggia e tiene chiuso il portafogli. <Però noi esercenti non siamo in crisi – precisa Fabio – è meglio dire che ci siamo “ridotti”, ridimensionati. E poi comunque è da anni che qui le vendite tendono ad andare meno bene>. Meno bene sì, magari per non dire “sempre peggio”.

Studi e previsioni poi non sono forse mai stati tanti distanti l’uno dall’altro. Per la Federconsumatori i consumi scendono del 23% (Apcom, 12 dicembre), per Coldiretti invece c’è una crescita del 3% sul cenone con 225 euro di spesa media per famiglia (Teleborsa, 15 e 16 dicembre), intanto il Codacons denuncia speculazioni e aumenti fino al 10% (Teleborsa, 8 dicembre), e la Confcommercio avverte che una famiglia su tre spenderà di meno (Il Sole24Ore, 1 dicembre). Circola poi anche questa cifra gonfia di orgoglio di patria, 90 milioni, che starebbe a rappresentare il numero di bottiglie che verranno stappate con lo spumante che batterà lo champagne (Ansa, 12 dicembre). Un giorno c’è il sole, l’altro diluvia, ma l’ultimo allarme arriva sul fronte floreale. Dice ancora il Codacons (ermesconsumer.it, 17 dicembre) che su alberi e stelle di Natale ci sono stati rincari fino al 400%. Alcune piantine addirittura arriverebbero a costare fino a 80 euro. Sarà, ma Gianni e Pino dall’alba sono appostati con l’Ape Piaggio fuori dal Mercato delle Erbe. <Le diamo a 5 euro, ma da stamattina ne abbiamo vendute solo due>, dice uno e l’altro sbotta: <Siamo inguaiati, è crisi mondiale>.

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Commercianti in crisi, 500 negozi in meno

Il saldo come ogni anno sarà negativo: 500 aziende in meno rispetto al 2008, un -4,6% che segna una nuova tappa della crisi del commercio. E’ un bollettino di guerra quello annunciato da Sergio Ferrari, presidente di Confesercenti, che rende palpabile l’erosione che in questi hanno sta subendo il comparto della vendita al dettaglio, che aveva superato in passato la “gloriosa” quota dei 90 mila esercizi in tutta la provincia. <Sta andando relativamente bene – spiega – ma diciamolo senza enfasi, prima di tutto considerando che siamo in crisi da anni. Questo non è un anno peggiore rispetto al 2008>.

I numeri sono chiari, l’alimentare è l’unico settore che tiene. <Ma il periodo è difficile per tutti – avvisa Enrico Postacchini, presidente dell’Ascom – Chi perde il 10%, chi l’8%, chi anche il 30%. Il 2009 non è stato catastrofico come si temeva ma è andato male per tutti e moltissimi chiuderanno in perdita>. E’ un mese questo che serve forse a dare ossigeno agli esercenti, e in particolare i giorni dal 18 al 24 sono quelli che possono fare la differenza, quelli in cui si realizza il 40% delle vendite di tutto dicembre, che a sua volta vale il 20% di tutto l’anno. <Domenica è andata bene – aggiunge il presidente – ma sabato è stata una giornata molto debole a causa della nevicata>. Se ci si mette anche il maltempo poi, è inutile aspettarsi incassi da capogiro. E proprio il binomio crisi-maltempo sta mettendo a dura prova il fronte del commercio che studia ricette per resistere al calo delle vendite, che incide soprattutto sulle piccole realtà colpendo di meno supermercati e centri commerciali. <E’ chiaro che noi dobbiamo ragionare sui dati medi – spiega Postacchini – L’alimentare è tendenzialmente in crescita ma questa tendenza è la somma dei risultati di esercizi piccoli, medi e grandi. Può essere la media tra la piccola bottega e l’Esselunga. Quanto ai prodotti invece, sono andati meglio quelli tipici natalizi, come le ceste, o il classico pacco regalo. Restando sull’alimentare però, l’ortofrutta ad esempio non passa un bel periodo>.

Una situazione <sul filo del rasoio>, come lo stesso presidente dell’Ascom la definisce, in cui ha influito in piccola parte l’“aiutino” di Sirio spento per tutti i week end del mese. <Partiamo dal presupposto che il 2008 è stato un anno negativo – precisa Postacchini – Ecco, chiarito questo, noi diciamo che, se fino al giorno della vigilia le vendite sono andate bene, allora si è in condizioni di chiudere i bilanci grosso modo come l’anno scorso, con perdite contenute. Chi non ha realizzato buoni incassi in quei giorni dovrà fare i conti con risultati ancora peggiori trovandosi in grosse difficoltà>.

Le aspettative sul 2010 poi non sono tanto diverse. <Ci aspetta ancora un anno negativo, non ci sono elementi che ci fanno presumere una qualche ripresa – spiega il presidente Ascom – Può accadere un fenomeno di crescita su un prodotto specifico, ma il commercio nella sua totalità va male e lo farà anche per i prossimi dodici mesi>. Un altro “aiutino” quello del bosco di Babbo Natale sul crescentone, secondo Ferrari, che ha funzionato da richiamo per attirare gente in centro storico. <Ma non facciamoci illusioni – chiosa – Meno occupazione vuol dire meno consumi. E’ questa la situazione con cui dobbiamo fare i conti>.

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Pedonalizzazioni al via da febbraio 2010

Entro febbraio si chiuderà il cerchio sulla prima pedonalizzazione. E’ l’obiettivo del pool di lavoro composto da commercianti, artigiani, tecnici, Soprintendenza e Comune che sta studiando la sperimentazione. Il primo incontro porta la data del 23 novembre, il successivo invece si terrà prima di Natale, e i faccia a faccia proseguiranno per arrivare a un progetto di fattibilità che porti in calce la data di febbraio 2010. <Ma l’importante è che sia una pedonalizzazione organizzata – spiega il presidente Ascom Enrico Postacchini – che tuteli gli operatori della zona interessata. Innanzitutto però resta la questione dei parcheggi senza i quali qualsiasi pedonalizzazione è un problema>. E se da un lato per sciogliere il nodo ci vorrà del tempo, dall’altro comunque si può cominciare con l’arredo urbano. Tende, insegne, muri, cassonetti: saranno questi i punti di partenza del progetto, che necessariamente godrà di un finanziamento pubblico cui si accompagnerà una quota dei privati. In pole position c’è l’area universitaria, ma al vaglio dei tecnici ci sono anche quelle di piazza Malpighi e di piazza San Giuseppe. Un percorso che potrebbe portare a una sorta di pedonalizzazione a isole nell’area del centro storico. <Attenzione però – avvisa il presidente dell’Ascom – perché nella zona universitaria i commercianti sono già in sofferenza a causa dei cantieri del Civis in via Irnerio. A breve fra l’altro comincerà anche il rifacimento dell’illuminazione in via Mascarella. Se a questi due interventi si aggiungono quelli della pedonalizzazione, i negozianti potrebbero rimanere chiusi dentro i tre cantieri aperti>. E allora cautela e progetti, partendo dal presupposto che <nessuno è contrario alle aree pedonali in maniera preconcetta – prosegue Postacchini – Non bisogna dimenticare che collaboriamo attivamente anche noi al progetto che verrà alla luce a febbraio. Si tratterà di un percorso graduale e progressivo, per esempio verificando la fattibilità delle aree verdi e la valorizzazione delle strade, ma anche la possibilità di autobus e navette all’interno delle aree pedonali. Non si può pensare che sia una soluzione creare un’area pedonale per la quale il parcheggio più vicino è a 300 metri di distanza>. E il tema parcheggi è quello più complesso e <va risolto in maniera definitiva – aggiunge il presidente dell’Ascom – L’ideale sarebbe puntare su aree di sosta sotterranee che permettano di eliminare le auto dalle strade, in modo da creare arredo urbano, permettere ai locali di mettere i dehors, insomma un’idea di pedonalizzazione organizzata che sia sostenibile da parte dei commercianti>.

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